Raid Roma-Tokyo: 104 anni fa l’impresa della Regia Aeronautica

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Il raid Roma-Tokyo fu il primo collegamento aereo tra Europa ed Estremo Oriente: rivivi quei giorni e scopri le curiosità di questa avventura

Oggi, 14 febbraio 2024, il raid Roma – Tokyo compie 104 anni. È infatti passato più di un secolo da quando i piloti Arturo Ferrarin e Guido Masiero si lanciarono in questa impresa, che consentì il primo collegamento aereo tra l’Europa e l’Estremo Oriente. Accompagnati dai motoristi Gino Cappannini e Roberto Maretto, i due italiani furono accolti da eroi in Giappone e i giorni di festeggiamenti ufficiali decretati dall’imperatore furono addirittura 42.

Questa impresa partì il 14 febbraio 1920, tuttavia iniziò a prendere forma subito dopo la Prima Guerra Mondiale. L’idea venne a un giapponese, tale Harukichi Shimoi, che combatté con gli Arditi dell’Esercito Italiano nella Grande Guerra. Nella vicenda si inserì anche il poeta vate Gabriele D’Annunzio, da sempre affascinato dal mondo dell’aviazione. Leggi il nostro articolo e non perderti la storia del raid Roma-Tokyo, che ancora oggi porta lustro all’Aeronautica Militare.


INDICE
– Raid Roma Tokyo: l’idea di Harukichi Shimoi
– Raid Roma Tokyo e la Presa di Fiume: due vicende collegate
– L’impresa: la partenza da Roma Centocelle
– Le difficoltà e l’arrivo a Tokyo
– La vocazione dell’Aeronautica: superare sempre i propri limiti


Raid Roma Tokyo: l’idea di Harukichi Shimoi

Il raid Roma-Tokyo nacque da un’idea di Harukichi Shimoi, intellettuale giapponese che nei suoi anni di formazione a Tokyo incontrò Enrico Caviglia, già capitano dell’Esercito Italiano. L’ufficiale ligure era infatti in Giappone su ordine del Capo di Stato Maggiore, Tancredi Saletta, per monitorare l’andamento della guerra russo-giapponese. I due strinsero un’amicizia che divenne ancora più solida quando Shimoi si trasferì a Napoli per studiare Dante Alighieri. Nella città partenopea lo scrittore di Fukuoka trovò lavoro presso l’Università l’Orientale di Napoli come docente di giapponese. Qui entrò in contatto con intellettuali del calibro di Benedetto Croce e Gherardo Marone.

La svolta arrivò nel 1915 con l’entrata in guerra dell’Italia a fianco di Francia e Inghilterra contro Impero Austro-ungarico e Germania. Tramite il capitano Caviglia, Shimoi si arruolò come volontario nell’Esercito Italiano e venne accolto tra le fila degli Arditi, ai quali insegnò il karate e con i quali partecipò a tutte le principali azioni belliche della Grande Guerra. Nel frattempo, Caviglia scalò le gerarchie e nel 1917 fu promosso a Generale di Corpo d’Armata e ricevette la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Terminate le ostilità, il militare ligure divenne Senatore del Regno e ricoprì l’incarico di Ministro della Guerra nel primo governo Orlando. Sempre grazie a Enrico Caviglia, Shimoi conobbe anche il generale Armando Diaz.

Nel primo Dopoguerra molti intellettuali rimasero affascinati dai primi velivoli, che si erano appena affacciati sulla scena mondiale. Tra queste figure vi era proprio Harukichi Shimoi, che condivideva questa passione anche con Gabriele D’Annunzio, il quale da passeggero aveva partecipato al Volo su Vienna (9 agosto 1918). I due entrarono in contatto e il giapponese espose la sua idea al Vate: un pioneristico volo Roma-Tokyo.


Raid Roma Tokyo e la Presa di Fiume: due vicende collegate

Gli anni che vanno dalla fine della Prima Guerra Mondiale alla Marcia su Roma (28 ottobre 1922) furono molto complicati per l’Italia. Il movimento fascista, soprattutto tra le fila dei reduci di guerra, iniziava infatti ad acquisire consensi, soprattutto a causa degli esiti del Trattato di Versailles, che negavano la città di Fiume al Regno d’Italia. D’Annunzio era tra coloro che volevano un intervento militare per assoggettare quel territorio e da tempo progettava un blitz degli Arditi.

Il ministro Caviglia era però preoccupato dalle conseguenze diplomatiche della Presa di Fiume. Così il generale incoraggiò Harukichi Shimoi affinché spingesse il poeta italiano a concentrarsi sul raid Roma-Tokyo, tralasciando la città di Fiume.

Inutile aggiungere che il Vate trovò il modo per occuparsi di entrambe le cose e così da un lato il primo volo Roma-Tokyo venne eseguito, dall’altro Fiume fu occupata. Anche Shimoi prese parte alla presa della città oggi croata, svolgendo un importante ruolo, cioè quello di “postino” tra D’Annunzio e Benito Mussolini, all’epoca direttore del giornale “Il Popolo d’Italia”. Questa è però un’altra storia.

L’impresa: la partenza da Roma Centocelle

L’idea del volo Roma-Tokyo quindi piacque a tutti e Gabriele D’Annunzio scelse personalmente i velivoli per l’impresa. La formazione era divisa in due e prevedeva:

  • Formazione 1: 5 caccia ricognitori SVA 9;
  • Formazione 2: 4 bombardieri Caproni, 2 Ca.450, 1 Ca.600 e 1 Ca. 900 triplano.

La partenza dei 4 bombardieri Caproni ebbe luogo l’8 gennaio 1920 da Centocelle, quartiere a est di Roma. Tuttavia nessuno di questi velivoli andò oltre la Siria. Si fermarono anche i 5 SVA che invece decollarono successivamente.

A questo punto i piani cambiarono: l’unica possibilità di portare a termine l’impresa era affidata ad altri due SVA 9, anch’essi partiti da Centocelle il 14 febbraio 1920 alle ore 11. Il pilotaggio di questi aerei Aeronautica Militare venne assegnato a Guido Masiero e Arturo Ferrarin, già leggenda nel mondo dell’aviazione e membro della Squadriglia degli Assi nella Grande Guerra. I due erano accompagnati da altrettanti motoristi, Roberto Maretto e Gino Cappannini.


Le difficoltà e l’arrivo a Tokyo

Naturalmente i due SVA 9 presentavano caratteristiche non adeguate a un volo transcontinentale, che mai prima d’ora la Regia Aeronautica aveva tentato. Il velivolo possedeva una struttura di legna e tela e l’abitacolo era aperto, il che esponeva l’equipaggio al vento e alle intemperie. In aggiunta a questo, il radiatore non era adeguato alle estreme temperature tropicali, mentre il carrello era privo di carenature alle ruote, che avrebbero consentito atterraggi di emergenza su terreni accidentati. Non c’era la radio a bordo, i piloti dovevano mantenere la velocità affidandosi ai propri sensi, mentre la navigazione era basata su una bussola e un orologio.

Insomma, la probabilità di successo dell’impresa era ridotta al lumicino. Nonostante ciò i due SVA, dopo numerosi scali per i rifornimenti di carburante, il 31 maggio 1920 atterrarono a Tokyo, dove ad attenderli c’erano 200mila persone che acclamavano festose “Banzai, Italia!”, ossia “Evviva l’Italia!”. Per celebrare il raid Roma – Tokyo in Giappone furono indetti 42 giorni di festeggiamenti ufficiali, che culminarono con il ricevimento dell’equipaggio presso il Palazzo Imperiale.

A ricordo di questa impresa, lo SVA di Ferrarin fu collocato nel Museo Imperiale delle Armi a Osaka. Il raid Roma – Tokyo ha rafforzato i rapporti tra Italia e Giappone, uno stato che si stava aprendo al mondo dopo secoli di isolamento politico ed economico. Gli aviatori italiani in Giappone furono accolti e trattati da vere leggende viventi e i loro volti erano noti anche al grande pubblico. In particolare, la figura di Arturo Ferrarin entrò anche nella cinematografia mondiale grazie al maestro dei film d’animazione Hayao Miyazaki. Il celebre illustratore inserì infatti il personaggio di Ferrarin nel suo lungometraggio “Porco Rosso” (1992).


La vocazione dell’Aeronautica: superare sempre i propri limiti

Il raid Roma – Tokyo ha insomma rappresentato una pietra miliare lungo il percorso della Regia Aeronautica, che nel 1946 assunse la denominazione di Aeronautica Militare. Questa impresa ha consacrato l’immagine all’estero dei piloti italiani come coraggiosi e spregiudicati pionieri.

Superare i propri limiti, sfidare le leggi della fisica e stabilire nuovi standard di performance. Sono queste le direttive che guidano tutt’oggi l’Aeronautica Militare, la quale continua a godere di una reputazione altissima al di fuori dei confini nazionali. Se vuoi anche tu far parte dell’Arma Azzurra, non esitare. Contatta ora la Nissolino Corsi e prenota una consulenza gratuita. Cosa aspetti? Il tuo futuro non può attendere oltre!

Cos’è il raid Roma – Tokyo?
Il raid Roma – Tokyo è stata un’impresa compiuta dalla Regia Aeronautica. Rappresenta il primo collegamento aereo tra Europa ed Estremo Oriente ed è stato compiuto da piloti Arturo Ferrarin e Guido Masiero, che partirono da Roma il 14 febbraio 1920.
Chi era Harukichi Shimoi?
L’idea del raid venne a Harukichi Shimoi, intellettuale giapponese e volontario sul fronte italiano durante la Grande Guerra. Shimoi era un appassionato di velivoli e contattò il poeta Gabriele D’Annunzio che la rese possibile grazie alla sua influenza.

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